SPAZIO9 – Bologna, 2015
Nel clima avanguardistico dell’Italia di fine anni ’60 si sviluppa una corrente detta Poesia Visiva o Visual Poetry, che si pone l’obiettivo di scardinare il linguaggio standardizzato della comunicazione visiva e del linguaggio, attraverso una estremizzazione del segno grafico e un uso anti-precostituito dell’immagine pubblicitaria. In questo senso significante e significato perdono il loro senso originario verso una nuova libertà di espressione, in un connubio tra fisicità ed emotività, quotidianità e intimità. Anna Boschi si inserisce a pieno titolo come artista poetico-visiva all’interno di questa corrente di sperimentazione, proponendo lavori che fanno della parola stampata e scritta, e delle immagini “comuni”, la base per astrarre e contemporaneamente creare nuovi collegamenti e significati… La sua ricerca, che dura da più di quarant’anni, volge lo sguardo al mondo della comunicazione, utilizzando i suoi stilemi ma capovolgendone il senso, utilizzando l’ironia e la critica sottile per mettere in discussione l’iconicità diretta del segno-immagine e della parola. Nelle sue opere ritagli di giornale e figure perdono il loro significato originale e, unendosi alla parola scritta a mano, rivelano una nuova intimità e profondità. Si potrebbe parlare di appunti privati di un diario segreto che l’artista mette a disposizione di chi saprà interpretarne il contenuto, svincolato da un tempo e da uno spazio, estratti liberamente dall’inconscio. Anna Boschi non manca di citare e chiamare alla memoria poeti e artisti a lei vicini, da Neruda a Pessoa, da Perec a Hesse, Guillermo Deisler e Jiří Kolář… (Margherita Maccaferri, dal catalogo della mostra presso lo Spazio9 di Bologna).
L’opera di Anna Boschi: una mappa necessaria
In un bel romanzo di fine millennio, Sebastiano Vassalli, per bocca dell’ultimo depositario della tradizione rasna, segnalava nella scrittura il germe mortale della sua identità. È quanto negli ultimi tempi avverto nello scrivere d’arte. Tradurre le immagini, le fantasie, i sogni in veglia e gli incubi caldi degli artisti mi risulta sempre più difficile con fredde parole. Non con Anna Boschi. Con lei il dialogo sul filo della scrittura si allontana dal pericolo e dal peccato, mortali, per schiudersi in una corrispondenza aperta e leale. Le opere di questa artista – cui il cammino segreto per la fonte è stato suggerito direttamente da Juan Ponce de León – hanno una fresca vitalità proprio grazie alle preziose indicazioni scritte che contengono. I lavori che sono stati scelti accuratamente dal personale archivio dell’artista per questa interessante mostra, quasi hors-d’œuvre (d’art) di una più cospicua libagione, vanno da alcuni storici lavori degli anni Settanta e Ottanta ai recentissimi “Progetti In-consci”. Non è in senso stretto un’antologica, poiché non concerne tutte le fasi creative dell’artista, ma è uno dei percorsi possibili. Sarebbe di certo riduttivo ascrivere la produzione di Anna Boschi alla etichetta poco adesiva della “poesia visiva”. È stata la crisi comunicativa a sciogliere il collante di questa tendenza dell’arte che ha visto nella seconda metà del secolo scorso il suo apogeo. È lecito piuttosto dire che con Boschi la visual poetry trovò sin da subito nuova linfa, quella “eterna giovinezza” tanto cercata altrove, e nuove vie battute insieme con lei, gomito a gomito, soltanto da altre distanti esperienze della migliore arte visiva degli ultimi decenni. Il segno a casa sua si accompagna alla parola, il colore e la sua negazione si accostano a processi informali e iconici, il concetto si tiene coerentemente con il gesto. Il suo non è però il territorio che conosciamo, è il continente nuovo che ci circonda di avventura… (Mauro Carrera, dal catalogo della mostra presso lo SPAZIO9 di Bologna)
TRACCE DI UMANITA’
Nella vita come nella poesia / Bisogna essere profondi, intensi e leggeri / Bisogna imparare a volare / E a tacere per essere ascoltati / E a volte bisogna diventare invisibili / Per essere piu’ presenti / Bisogna avere la pazienza del bruco / Che all’improvviso diventa farfalla / Bisogna essere visionari e fantastici / Ma soprattutto restare veri / Essere e voler restare umani (Donato Di Poce)