FORMIAMO UNA MOLTITUDINE
Entrare nello studio di Anna Boschi significa cogliere da subito il pensiero generativo, la filosofia, l’intenzione artistica e poi gli strumenti, i materiali che ne forniranno il linguaggio per la comunicazione. L’eccedenza visiva è sorprendente e parrebbe disordine, ma così non è.
L’ordine lo si intuisce fermandosi al centro e scorrendo con lo sguardo lo spazio attorno, abitato da opere, oggetti, testimonianze, che parlano di un’esuberanza evidente di pensieri, ma che si risolve ogni volta in un puntuale esito fatto di intense essenze.
La ricerca del messaggio è nitida e pare passi attraverso il saggiare, piu’ e piu’ volte, la materia linguistica e i suoi strumenti, per misurarne la capacità comunicativa, attraverso piccolissime e leggere variabili formali. Quel che appare, nei risultati, sono sequenze fatte di tante possibili frasi visive, che saranno nuclei di dialogo con gli interlocutori.
Il lavoro di Anna Boschi sicuramente evidenzia l’intensa amalgama delle passioni, materiche e poetiche, che l’hanno formata e che fanno parte della sua storia personale, ma pare tenere sempre in primo piano “l’altro da sè”, con uno sforzo nella sua ricerca artistica che è quasi missione: esporre lì, sulla tela o sul foglio, i termini di un discorso che imposta la relazione con l’interlocutore, un impegno finalizzato ad un riscontro di valore sociale.
Anna Boschi ha vissuto un percorso artistico vivacissimo, di esperienze e di indagini sulle possibilità espressive dei materiali: dalle carte, nel riuso di immagini e scritte dei giornali, al legno, al metallo, a materie trasparenti di diverso genere fino alla leggerezza delle garze e a tutti gli strumenti della pittura e della grafica piu’ tradizionali. Ha fatto proprie gestualità e modi, tecniche e pratiche riproposte come rituali e, insieme, ha esperito e tentato strade sempre nuove. Il mezzo espressivo concreto lei lo fa vivere e lo piega al rapporto continuo con la parola: che si affianca, sovrappone, traspare, si cancella, torna ad evidenziarsi tra le pennellate e i segni, si stratifica e sfoglia su pagine, tele, libri, scatole, finestre, contenitori e supporti di ogni genere.
Sovrapposizioni di materie, dense di corpo e di senso, di citazioni colte, insieme a strappi dal gusto popolare, fine assenze che sembrano emanazioni ed evocazioni dei sentimenti piu’ intimi. E’ imprevedibile come l’accumulo di tanto, l’iterazione nel multiplo, le successioni seriali generino una percezione di sintesi. In effetti il concetto è piu’ importante dell’oggetto visivo e il pensiero passa oltre alla tangibile opera. E in questa c’è forse anche l’effetto di stupire, ma le citazioni anche popolari chiamate a raccolta non hanno un senso Pop. L’emozione e l’arrivare al cuore del pubblico è la destinazione finale. Questo si puo’ ottenere soltanto quando ci sia una sensibilità che si accompagna anche al saper fare, alla tecnica, all’esperienza esercitata con costanza oltre che con passione. Questa alchimia ,miscelata in modo non artificioso, naturalmente porta a vivificare l’oggetto “creato”. Uso precisamente questo termine perchè l’azione del creare si addice alla “costruzione” delle forme che avranno una vita.
E Anna predilige fin dall’inizio del suo lavoro, negli anni ’70 del secolo scorso, quelle forme d’arte che non devono fermarsi, recluse dentro teche o cornici, ama le opere che entrano a contatto con le mani delle persone come il Libro d’artista e la Mail Art, di cui conserva un archivio ricchissimo. Le buste, le stampe inviate timbrate e ricevute vivono intensamente il loro dialogo in un contatto fisico, funzionale alla trasmissione, anche con gente per nulla preparata. L’intenzione di questa destinazione dell’arte, l’attraversamento di territori, a volte per lunghissimi percorsi e l’approdo a luoghi lontani, è la sua poesia e implicitamente dice il destino che l’arte dovrebbe avere. Arrivare a tutti senza distinzione di censo.
A percorrere, insieme all’artista, la sequenza delle sue opere e la loro evoluzione nel tempo, pare anche di sentirne la voce. E se si passa da un rumoreggiare di folle da rotocalco nelle tavole di “poesia visiva”, si arriva poi ad una ricerca di silenzio, di fruscio di parole sottovoce, che è ben esplicitata da una tra le citazioni letterarie che Anna ama scegliere per accompagnare le fasi del suo impegno: “Il rumore non puo’ imporsi sul rumore. Il silenzio sì”(Gandhi).
E vorrei aggiungere un’altra citazione che mette a fuoco il senso dato ad un lavoro creativo fatto non per sè, ma per gli altri e spesso con gli altri. Questa frase che Anna raccoglie e mette a disposizione per il dialogo su una tavola verbo-visuale, è da Ovidio: “noi formiamo una moltitudine”.
(Lucia Boni)
FAVOLA, 1985-90×60 VITA E SPERANZA, 1985-90×60 AMATE DI PIU’, 1985-52×52 NUOVA MUSICA, 1985-52×52 PRIGIONIERO D’AMORE, 1985-90×60 LETTERE D’AMORE, 1985-90×60 FANTASIE DI UN GIORNO, 1986 cm60x40 LACERAZIONI N. 1, 1986 cm50x60 LACERAZIONI N. 2, 1986 cm54x44 MAESTRI del ‘900, 1986 -cm70x50 SOS, 1986 cm40x30 THE GUARDIAN, 1986-90×60 TRAGUARDO, 1985 -cm 30×35 ORME DEL QUOTIDIANO IN OMBRA, 1986-90×60 ESSERE AUDACI CON STILE, 1987 – cm 137×85 WORLD MAN, 1987 – cm 125×60